Non ci sono testimonianze (tramite graffiti o altro) che dimostrino che l'uomo preistorico conoscesse il gatto, tuttavia si crede che i primi contatti con questo animale fossero avvenuti durante
il neolitico, quando l'uomo incominciò a immagazzinare i raccolti.
Antico egitto
Quando gli antichi egizi capirono che alleato importante fosse il gatto nella caccia ai topi, invasori numerosi e accaniti dei raccolti durante i periodi di piena del Nilo, cominciarono ad addomesticarli e ad adorarli.
Myeu, come veniva chiamato il gatto, diventò parte integrante della famiglia e se ne vietò l'esportazione, pena: la morte. La figura felina venne anche utilizzata largamente per la rappresentazione di numerose divinità, per esempio Bast o Bastet, che con Skemet era associata a Ra, Dio del sole.
Oriente
La diffusione del gatto nel Medio oriente avvenne sicuramente per mano dei Fenici. Questo felino, divenne importante nella cultura araba, Maometto infatti sosteneva che le gatte avessero "la stessa fierezza delle donne arabe".
In Cina esisteva un Dio agreste con sembianze di gatto, mentre i giapponesi pensavano che le streghe potessero trasformarsi in gatto ma, allo stesso tempo, pensavano che anche i gatti potessero assumere sembianze umane.
Europa
Grazie a Fenici e Romani i gatti arrivarono in Europa in età Tolemaica (304 - 330 a.C.), in Grecia non riscosse molto successo, infatti non veniva considerato un animale utile, comparve in pochissimi scritti, tra i quali anche quelli di Esopo.
I romani utilizzavano il gatto come sostituto della donnola, per la caccia a topi, ratti e talpe. Divenne, per questo popolo, anche simbolo di vittoria, fu così che lo trasportarono per tutta l'Europa settentrionale.
Cristianesimo, il gatto nero porta sfortuna
Tuttavia dopo anni in cui ricevette protezione, con la venuta del Cristianesimo, venne demonizzato e perseguitato, i cristiani lo associavano a divinità del passato e alle streghe, per questo secondo la tradizione medievale il gatto (soprattutto di colore nero) è simbolo di sfortuna.