Lo strato interno era composto da una miscela base di acqua e calce spenta con inerte fine costituito da sabbia e cocciopesto, mentre lo stato esterno con l'utilizzo, oltre alla calce spenta, della polvere di marmo.
La polvere di marmo ricavata dalla frantumazione della pietra d'Istria dava alla matrice un colore bianco facilmente colorabile utilizzando pigmenti minerali, mentre la tecnica di lucidatura superficiale conferiva poi all'intonaco l'aspetto di una pietra di marmo, indicata con il nome marmorino.
Aggiunte minerali con pigmenti, pozzolana e gesso, venivano impiegati per conferire alla superficie suggestivi effetti cromatici oppure per modificare i tempi di presa delle malte o per incrementare la loro durabilità.
Per la pittura finale su stucco fresco o asciutto si usavano pigmenti minerali, derivanti da terreni naturali colorati o da vetro macinato artificialmente, che nel caso di pittura a fresco venivano dispersi in un'emulsione di acqua e sapone mentre in olio di trementina per la pittura su stucco asciutto.
La pozzolana naturale o il cocciopesto venivano usati negli strati interni per favorire la formazione di un materiale capace di resistere all'attacco dell'acqua di mare in risalita capillare.
Stuccoforte
Il gesso era usato per accelerare la presa, specialmente nella produzione dello stuccoforte per decori in alto-rilievo.
L'olio di lino crudo era impiegato per incrementare la plasticità della miscela e per aumentare il tempo di presa, ma anche ridurre il rischio di fessurazione per ritiro igrometrico.
Marmorino
Una miscela di acqua, calce e sapone di Marsiglia conferiva al marmorino la sua caratteristica di impermeabilità mentre la lucidatura finale con cere vegetali o animali diluite in trementina, permetteva di ottenere una maggiore brillantezza dei colori attraverso il sottile strato di cera.